Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio italiano in base all’intensità e alla frequenza dei terremoti avvenuti in passato e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche.
Tramite l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20/03/2003, n. 3274 sono stati emanati gli ultimi criteri di classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo.
L'ordinanza detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio, hanno compilato l’elenco dei Comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.
- zona 1 - è la zona più pericolosa, possono verificarsi fortissimi terremoti
- zona 2 - in questa zona possono verificarsi forti terremoti
- zona 3 - in questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari
- zona 4 - è la zona meno pericolosa, i terremoti sono rari
Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, zona 2 e zona 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità.
Puoi ottenere ulteriori informazioni in merito consultando il sito della Protezione civile.